Ingorgo mammario
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L’ingorgo mammario può essere doloroso e rendere difficile l’allattamento. Scopri come prevenirlo e risolverlo con semplici accorgimenti.

Ingorgo mammario: cosa fare?
Quando si è alla ricerca di risposte su come curare un ingorgo mammario non bisogna dimenticare che la soluzione più efficace è un bambino affamato. Poppando il latte che si è accumulato nel seno il piccolo aiuta a ripristinare un adeguato deflusso del liquido, evitando il peggioramento della situazione.
In generale, la mamma dovrebbe cercare di svuotare il seno quanto più può e il più spesso possibile allattando il piccolo a richiesta; il numero ideale di poppate è da 8 a 12 nell'arco delle 24 ore.
Per favorire la richiesta è utile tenere il più possibile il piccolo a contatto con la pelle del petto, quando si è sveglie, sia durante il giorno sia durante la notte.
Una volta attaccato, il bambino deve essere lasciato poppare quanto vuole prima di offrirgli l'altro seno. In caso di difficoltà del bambino ad attaccarsi e seno dolorante durante le poppate è bene chiedere consiglio a un esperto di allattamento, in modo da assicurarsi che le poppate siano efficaci e che il latte fuoriesca bene dal seno.
In alcuni casi cambiare la posizione di allattamento potrebbe rivelarsi determinante nella risoluzione del problema; in altri ammorbidire il capezzolo con la spremitura del seno (manuale o con un tiralatte elettrico) prima di far attaccare il bambino può favorire un buon drenaggio del latte, così come anche massaggiare delicatamente il seno durante l'allattamento.
Un tipo di massaggio particolarmente utile per facilitare l'attacco del bambino in presenza dei sintomi di un ingorgo mammario è la “pressione inversa”. Prima di allattare la mamma deve sdraiarsi a pancia in su ed esercitare con le dita una pressione costante sull'areola attorno al capezzolo, spostandosi in tutte le direzioni. La posizione sdraiata aiuta a far spostare il latte alla base della mammella per via della forza di gravità; in più la pressione esercitata favorisce questo spostamento, facendo ammorbidire l'areola e permettendo, dopo qualche minuto, l'attacco al seno del piccolo.
Il dolore e il gonfiore possono essere affrontati anche con spugnature o impacchi freddi da 10 minuti.
Come riconoscere un ingorgo mammario
Nel periodo immediatamente successivo al parto la ghiandola mammaria non produce lo stesso latte che produrrà durante il resto del periodo di allattamento al seno, ma il cosiddetto colostro, un liquido giallognolo ricco di sostanze che aumentano le difese immunitarie del neonato.
Nell'arco di pochi giorni, tuttavia, quello che si accumula nel seno diventa vero e proprio latte. È a partire da questo momento che si può verificare un ingorgo mammario. In particolare, avere a che fare con un ingorgo mammario in corrispondenza con la montata lattea (cioè di questo inizio della produzione del latte “maturo”) non è affatto raro.
Come si presenta un ingorgo? Il seno si riempie a tal punto da diventare estremamente duro e caldo, a volte anche dolente al tatto.
Il disturbo può riguardare uno solo o entrambi i seni, sinistro e destro. Il dolore pulsante e il gonfiore possono estendersi fino a sotto all'ascella. La consistenza del seno può diventare grumosa, e la pelle lucida. Anche l'aspetto dei capezzoli può cambiare: oltre a diventare duri, possono appiattirsi. Infine, l'ingorgo mammario può essere associato a un po' di febbre (in genere tra 37,5 e 38,3 °C).
Ma al di là del dolore e dell'aumento di temperatura, questa condizione porta con sé un altro effetto collaterale tutt'altro che desiderabile: il bambino può fare fatica ad attaccarsi al seno. Di conseguenza, l'ingorgo mammario può peggiorare ulteriormente.
La durata degli ingorghi è però variabile da donna a donna: per alcune mamme, in cui i sintomi sono lievi e facili da gestire, il tutto si risolve nel giro di qualche giorno; per altre, invece, il problema può durare anche per settimane. È importante in ogni caso consultare un’ostetrica o il medico senza lasciar passare troppo tempo.
Le cause e le conseguenze dell'ingorgo mammario
Alla base dell'ingorgo mammario c'è un deflusso insufficiente del latte dal seno. Il problema è quindi dietro l'angolo se il bambino ne succhia meno di quanto ne viene prodotto, e in presenza di un ingorgo le difficoltà del bambino non possono che peggiorare la situazione.
In genere l'intasamento si sviluppa quando il piccolo poppa meno di 8 volte nell'arco delle 24 ore. Eventuali interventi chirurgici al seno precedenti (in particolare di aumento del seno) sembrano essere associati a una maggiore frequenza del disturbo; l'uso di reggiseni non adatti o troppo aderenti potrebbe invece aggravare le infiammazioni.
Nessuna neomamma può, sulla carta, considerarsi esente dal rischio e, come accennato, l'ingorgo può verificarsi anche a qualche tempo di distanza dalla nascita del bambino, magari a causa di un'interruzione o di un rallentamento improvviso dell'allattamento (per esempio perché il piccolo ha iniziato a frequentare il nido o a mangiare cibi solidi).
Anche le regole rigide che impongono poppate a determinati orari e dalla durata prefissata possono ostacolare un adeguato deflusso del latte. In tutti questi casi il liquido si accumula negli alveoli, dove viene prodotto il latte.
Qualunque sia la causa, è importante cercare di porre rimedio all'ingorgo nel più breve tempo possibile, per alleviare il fastidio avvertito dalla mamma, ma non solo. C'è infatti anche un altro motivo per cui è bene non sottovalutare l'importanza di curare un ingorgo mammario: se viene trascurata la situazione può degenerare in un dotto ostruito (cioè nell'ostruzione di uno dei canali attraverso cui il latte fuoriesce dal capezzolo) o in mastopatie (in particolare, in una mastite, con comparsa di febbre e rossore). Per questo è importante, come abbiamo già sottolineato, consultare un’ostetrica o il medico senza lasciare passare troppo tempo.
Come prevenire un ingorgo mammario
Gli accorgimenti da seguire per prevenire l'ingorgo mammario non sono diversi da quelli che aiutano a curarlo, con una differenza non di poco conto: permettono di evitare i fastidi e i rischi di ostruzione e mastite associati a questo problema.
Il trucco principale è permettere al piccolo di stare il più possibile a contatto con la sua mamma. Oltre a facilitare l'allattamento a richiesta lo aiuta a essere meno nervoso durante la poppata, facilitando l’attacco al seno, che in alcuni casi può essere più difficoltoso.
In generale, meglio non stare né completamente sdraiate né con la schiena dritta, tenendo il bambino petto contro petto.
Come già anticipato, nel caso in cui il seno o i capezzoli dovessero fare male è importante chiedere un aiuto ad un’ostetrica o al medico, senza pensare che il dolore sia un effetto collaterale naturale dell'allattamento. Per tutti i mammiferi, e non solo per l'essere umano, il dolore è un segnale che c'è qualcosa che non va. Per questo se una certa sensazione di fastidio e di avere il seno gonfio può essere tollerata per qualche giorno, fitte di dolore non portano a nulla di buono e probabilmente sono il segnale di un attaccamento scorretto da parte del bambino.
Infine, è bene ricordare che non è il bambino a dover fare quello che la sua mamma vuole, ma la mamma a dover assecondare i suoi tentativi e i suoi istinti.
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