Ragadi al seno
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L’allattamento è un momento speciale, ma le ragadi al seno possono renderlo doloroso. Ecco come prevenirle e curarle per allattare senza fastidi.

Come prevenire le ragadi al seno
Il segreto è prepararsi per tempo. Già negli ultimi mesi di gravidanza la futura mamma può preparare il capezzolo all’allattamento con qualche semplice “esercizio” di rotazione e/o stiramento. Nel primo caso, lo scopo è ottenere un capezzolo estroflesso: prendendo il capezzolo tra il dito indice e il pollice, si compiono delicati movimenti rotatori sia in senso orario sia antiorario. Gli esercizi di stiramento del capezzolo prevedono invece di prendere il capezzolo tra i due pollici ed eseguire delle delicate pressioni in avanti, come per allungarlo.
La prima cosa da fare, anche in corso di trattamento delle ragadi, è posizionare correttamente il bambino durante l’allattamento facendo attenzione ai seguenti particolari:
il bambino deve spalancare bene la bocca attaccandosi non solo al capezzolo, ma anche all’areola che lo circonda. Durante la poppata, se correttamente attaccato, sarà visibile solo la parte dell’areola al di sopra del labbro superiore del bambino e la guancia dovrà essere appoggiata al seno della mamma
non far girare il capo al bimbo per succhiare, ma posizionarlo con il corpo di lato e con il naso in corrispondenza del capezzolo in modo da farglielo afferrare dal basso
è consigliato alla mamma di cambiare posizione a ogni poppata (seduta, sdraiata, semidistesa ecc.). In questo modo infatti non solo il neonato applicherà la pressione in punti diversi e l’irritazione sarà minore, ma saranno anche ridotti i rischi di ristagno del latte non succhiato al termine della poppata (ingorgo mammario)
quando hanno mangiato a sufficienza, i bambini solitamente si staccano dal seno per conto proprio. Una poppata regolare dura di norma non più di 20-30 minuti. L’ideale sarebbe 10-15 minuti per capezzolo. Se invece si deve interrompere prima la poppata (cosa per altro non raccomandata) si consiglia alla mamma di posizionare il dito dietro l’angolo della bocca e spingere il seno verso il basso invitando delicatamente il distaccamento
se la forma del capezzolo non consente un corretto attaccamento del bambino (capezzolo retratto) in alcuni casi possono essere utili i paracapezzoli. Va tuttavia tenuto presente che il loro utilizzo dovrebbe essere solo temporaneo per non abituare il bambino a succhiare nel modo sbagliato
controllare che il neonato non abbia problemi di respirazione e quindi che il nasino sia libero.
Inoltre, una corretta igiene del seno è importante quanto il giusto posizionamento durante l’allattamento nella prevenzione delle ragadi. È bene quindi:
lavare accuratamente le mani e i capezzoli prima dell’allattamento. Meglio evitare detergenti chimici direttamente sul seno per non seccare la pelle o trasmettere involontariamente al bambino qualche sostanza. Sarà sufficiente infatti pulire la zona di suzione con acqua. In alternativa sono in commercio apposite salviettine umidificate e non aggressive per la cute
a poppata terminata far asciugare bene il capezzolo prima di rivestirsi evitando di sfregarlo. Anche quando non si ha molto tempo è opportuno non tralasciare questa accortezza in quanto, essendo una zona del corpo molto delicata, può andare facilmente incontro a macerazione. E’ consigliato non utilizzare le coppette assorbenti, dette anche “conchiglie per capezzoli”, da applicare subito dopo la poppata. Se utilizzate, devono essere sostituite subito non appena si inumidiscono. Si presentano con forma e materiale simili ai paracapezzoli, ma sono pensate per essere indossate all’interno del reggiseno
indossare indumenti comodi e traspiranti, possibilmente di cotone
evitare di lavare il seno troppo spesso. Anche un’eccessiva pulizia, soprattutto se fatta utilizzando prodotti aggressivi, può avere effetti controproducenti oltre che irritanti, aumentando il rischio di secchezza e screpolature, e quindi di ragadi.
Come curare le ragadi al seno
In caso di ragadi al seno è importante intervenire tempestivamente, non soltanto per non privare il neonato del suo alimento principale, il latte materno, ma anche per evitarne il peggioramento e l’eventuale insorgenza di infezioni mammarie causate da batteri (mastite).
Cosa fare dunque? Come per ogni disturbo medico, prima di agire sui sintomi è necessario innanzitutto individuare e correggere, se possibile, le cause che l’hanno provocato. Le principali sono:
posizione scorretta del neonato durante l’allattamento
una suzione troppo “avida”
Nella maggioranza dei casi, l’allattamento può essere continuato in quanto, se lievi, le ragadi tenderanno a guarire spontaneamente nel giro di pochi giorni. La frequente alternanza del seno può essere una strategia utile per dare sollievo alla mamma e far cicatrizzare i taglietti.
L’ accorgimento più efficace, sia in fase di preparazione alla poppata sia in caso di ragade superficiale, è quello di far uscire qualche goccia di latte dal seno e ammorbidire l’areola spargendola delicatamente con le dita.
Per la cura delle ragadi al seno più profonde e dolorose, dalle quali può anche fuoriuscire qualche goccia di sangue, può essere valutato dal medico l’uso di preparazioni farmaceutiche, come per esempio una pomata o crema a base di lanolina. Da applicare direttamente sul capezzolo con un massaggio gentile, abbinano all’azione idratante ed emolliente la capacità di fortificare la cute diminuendo così il rischio di screpolature.
Ragadi al seno: a chi rivolgersi
L’ostetrica sta diventando sempre più spesso il punto di riferimento di molte neomamme. Soprattutto nel primo periodo infatti, i dubbi e le preoccupazioni, spesso infondate, sono un fatto quotidiano.
Anche quando vengono le ragadi al seno, seppur siano nella maggior parte dei casi disturbi di poco conto, è bene farsi consigliare da personale esperto, l’ostetrica appunto, il pediatra o il medico di famiglia.
È particolarmente importante rivolgersi a queste figure quando:
si avverte un dolore particolarmente intenso e duraturo ai capezzoli durante la suzione e al termine della poppata
al termine della poppata il capezzolo è appiattito, biancastro o incavato. Sono tutti segni infatti che la suzione è andata a vuoto per un attaccamento scorretto
compaiono crosticine permanenti sul capezzolo. Possono essere sintomi di infezione micotica o batterica per la quale è necessario un intervento mirato e, se necessario, la sospensione momentanea dell’allattamento
il bambino ha impedimenti fisici nell’attaccarsi correttamente al seno come palato piatto o il frenulo della lingua o del labbro superiore troppo corto. In quest’ultimo caso, seppur posizionato bene, il bambino non riuscirà a succhiare adeguatamente, anzi, sfregherà il capezzolo provocando irritazione e, con il tempo, una lesione
anche senza impedimenti fisici, il bambino non è in grado di usare correttamente la lingua durante la poppata. Sarà quindi necessario insegnarglielo con opportuni esercizi.
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